Bene, ho pensato a
La Guerra di Piero, che trovai fra i compiti in classe assegnati da mia madre alla sua classe al liceo, e che di fatto sancì in tenerissima età la mia passione per
Fabrizio (i primi tempi usava presentarsi solo così), ma poi ho scelto quest'altra, bella tra le belle delle sue canzoni, che sublima la terribile esperienza del rapimento, avvenuta nell'estate del 1979.
Hotel SupramonteE se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
e poi scuse e accuse e scuse senza ritorno
e ora viaggi vivi ridi o sei perduto
col suo ordine discreto dentro il cuore
ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole
ma dove dov'è il tuo cuore, ma dove è finito il tuo cuore.
Mi ricordo di molti particolari di quel rapimento (l'italiano elegante di uno di tre rapitori, le discussioni politiche con loro, il timore che il rapimento fosse organizzato da un possibile concorrente della tenuta in Gallura, la mancata reazione del cane, Nodo, all'incursione in casa, la preferenza espressa per Guccini, la richiesta di canzoni a Dori, e sai quanta roba ancora, la trattativa con l'arrivo di dalla Chiesa), ma mi colpì la figura di Dori Ghezzi e il modo in cui condivisero i giorni del sequestro.
Allora, Fabrizio poteva avere nei confronti di Dori, all’epoca del rapimento, un forte senso di colpa; è una mia supposizione del tutto personale, tracciata da cose che disse negli anni successivi. Il
mio perché è presto detto: già nei primi giorni di rapimento emerse chiaramente come l’obiettivo del rapimento fosse soltanto lui, e la presenza di Dori non era imposta dal fatto di essere in casa al momento del sequestro, ma da un fatto “tecnico” voluto dai rapitori. Ovvero, lei doveva essere liberata 24 ore prima di Faber per confermare che stava bene e dare il via libero al pagamento del riscatto, cosa che poi effettivamente successe; i quattro mesi di prigionia di lei furono insomma dovuti esclusivamente a questo, al ruolo di “ricevuta di ritorno”.
Di là di questo, l’intimità dei due, come ti dicevo, fu nel primo periodo un antidoto potente alla prostrazione. Poi subentrarono problemi legati alle condizioni di prigionia, e questa forzata rinuncia fu probabilmente un dolore per entrambi, che inevitabilmente, poté sfociare nel dubbio sulla “tenuta” affettiva in quella situazione “ma dove è finito il tuo cuore, ma dove è finito il tuo amore”. Timore del tutto omogeneo, ad esempio, ai dubbi sulla lettera “vera di notte, falsa di giorno” relativa alla (falsa) rinuncia della famiglia di Faber alla trattativa.
Dubbio limitato al momento, ovviamente; ed alla paura che “l’ordine discreto dentro al cuore” di Dori potesse non reggere al duro impatto della situazione, quando poi lei si rivelò invece la più forte (Faber ammise invece di avere pensato al suicidio). O anche soltanto rimpianti per il primo periodo della prigionia, al suo “corpo dolce di fame e così dolce di sete”. Ma nel complesso, ho sempre avuto la percezione di un legame fortissimo tra i due, che il sequestro, se possibile, ha rafforzato. Fabrizio parlo a più riprese della sua necessità della vita di coppia, di uno specchio nel quale guardarsi, anche, e questo lo ricordo bene, “se lo specchio non è sempre benevolo”.