IERI OGGI & DOMANI

In direzione ostinata e contraria, ... intendo, contraria a De Andrè

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Il Camallo
view post Posted on 31/1/2007, 09:37 by: Il Camallo
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CITAZIONE (ravel @ 30/1/2007, 20:50)
...Non ritengo che ci sia granché da imputare sul fronte musicale stretto…
Ne abbiamo già parlato ma ritengo che non si possa mai dimenticare che la canzone non è un’espressione musicale strumentale, e che vive di equilibri (e obiettivi) tutti suoi, nei quali non è corretto andare a sciogliere analiticamente il testo dal suo accompagnamento musicale.
In questo senso non mi pare che De Andrè abbia difetti e limiti particolari che non siano quelli insiti strutturalmente nel "genere" che aveva scelto (e, per meglio dire, che… lo aveva scelto).

Se devo trovargli un limite personalmente lo trovo proprio in uno dei suoi aspetti più celebrati: la particolare attenzione e predilezione per gli ultimi, ultimi considerati peraltro in maniera un po' decadente (prostitute, un po' troppo e troppe – se posso permettermi… , ladri, assassini, rom ecc.).
Una predilezione che talvolta suona alle mie orecchie un po' manierata e non sempre convincente negli esiti poetici. Strettamente connessa al suo "anarchismo", in senso molto ampio, a un certo bastiancontrarismo talvolta efficace e realmente coraggioso, talvolta "facile" e un po' retorico…
Quell’essere "fuori dal coro" che in Italia è un po’ uno sport nazionale…
Credo che questo sia stato il suo modo, per poter sopravvivere umanamente, di reagire all’ambiente (fatevelo descrivere dal Camallo… ) nel quale era nato ed era stato allevato, ma ciò non toglie che talvolta questo mi sembri un po’ un suo limite.

Sottoscrivo interamente, e non per comodità, il post di Andrea, al quale voglio aggiungere un paio di cose.
Anche a forzare la scomposizione della canzone, e volendone vedere un aspetto musicale distinto dal contenuto testuale, le evidenze della produzione di Faber dicono chiaramente che la semplicità delle prime produzioni è in buona parte tipica della scuola francese e della tradizione popolare cui si erano ispirati altri in quel momento particolare d'innovazione della musica italiana: con De Andrè penso anche a Tenco prima e a Guccini poi che, guarda il caso, ha seguito anche lui uno sviluppo musicale, dopo gli esordi a metà strada tra Quartiere Latino e il Greenwich Village, che gli ha conferito respiro e consensi maggiori a partire dai '70.

Per Faber è andata così: lo stacco io la sento prepotente già con "Non al Denaro nè all'Amore nè al Cielo" e prosegue con la Buona Novella, dove in questi ultimi trovo addirittura concezioni musicali (sicuramente non completamente sue) più vicine a Morricone e ad altre tendenze (prog, anche) che alla canzone d'autore, fino a trovare le espressioni mature e ariose da "Rimini" in poi.
Valga però quanto ho sempre detto sulla fastidiosa (e ipocita) tendenza agiografica nei suoi confronti: De Andrè è stato per me il numero uno anche per la straordinaria capacità (e potenza contrattuale) di integrare altri musicisti di valore o di doversi integrare, per la sua crescente importanza commerciale, con produttori e arrangiatori (penso a Danè e a Giampiero Reverberi, ad esempio, che lo ha accompagnato fino alla fine dei '70).

Non ripeto quanto dissi a proposito di Creuza de Ma, e del debito enorme verso Pagani, ma posso riferirmi in tutta tranquillità, pur se in misura minore, anche a De Gregori per volume 8 (comunque il meno bello della sua produzione), a Bubola per Rimini e L'Indiano, a Fossati per Anime Salve.
E su questi non faccio sconti: sono dischi splendidi.

Sull'ultima notazione di Andrea (l'eccesso della poetica verso gli ultimi) mi limito a citare un episodio, ché sennò finisco domani: una sera di undici anni fa, commentando "Khorakané", ci fu un'accesissima discussione con alcuni amici, che nel trasporto per l'indubbia bellezza della canzone, si lasciarono andare ad alcuni deprimenti e devianti luoghi comuni "sinistri" dai quali sono e sarò sempre lontano...

Edited by WebMichi - 31/1/2007, 09:54
 
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