IERI OGGI & DOMANI

In direzione ostinata e contraria, ... intendo, contraria a De Andrè

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Nick the Toll
view post Posted on 30/1/2007, 19:38




Lo so che mi tirerò dietro qualche mala parola, ma tant'è...

Stamattina ho viaggiato in auto con i tre CD della recente raccolta di Fabrizio De Andrè, "In direzione ostinata e contraria". Mai stato un fan di De Andrè, ma ho ascoltato la raccolta perché so che De Andrè rappresenta qualcosa di importante per diversi frequentatori di queste lande (avatar vari, De Andrè day, etc. etc.).

Il che rende un po' delicato proseguire il discorso.

Prima le buone notizie. C'è una canzone del primo De Andrè che fa parte della mia top ten "ogni epoca", e che mi dà il groppo alla gola tutte le volte che l'ascolto: "La canzone dell'amore perduto". Alcune altre la seguono da vicino: penso ad "Amore che vieni, amore che vai". Poi c'è "Crueza de Ma", che è un album eccellente. L'ascolto di queste canzoni è sempre emozionante.

Però, però... l'ascolto dell'intera raccolta non mi ha permesso di superare la prima impressione che ebbi di De Andrè tanti anni fa: grande poeta, grande raccontatore, ma della musica non gliene frega granchè. Per lui la musica è solo un veicolo per appoggiare la storia: ed è un veicolo scarno, minimo, spesso ripetitivo. Gli arrangiamenti sono tirati via, senza alcuna vera idea. Se "Creuza de Ma" è un piccolo capolavoro anche nel confezionamento musicale, forse Mauro Pagani ha avuto un ruolo importante: e paradossalmente il dialetto genovese ha quasi costretto i due a lavorare sulla musica, visto che fuori dalla Liguria pochissimi avrebbero capito i testi e ci volevano altri valori da trasmettere, necessariamente valori musicali.

Vorrei essere chiaro su un punto: ciò che il nostro racconta tocca spesso vette di eccellenza. Proprio per questo, nel momento in cui la musica di una sua canzone è bella, il capolavoro è garantito (e penso ancora alla "Canzone dell'amore perduto"). Mi chiedo allora perché non poteva essere sempre così. Certamente De Andrè non avrebbe mai lavorato con nessun altro, ma dentro di me penso che se avesse lavorato con un musicista "vero", come Umberto Bindi o qualcuno del genere, i risultati potevano essere di altro tipo.
I vostri commenti, come sempre, sono benvenuti. :birra:
 
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Paul the Templar
view post Posted on 30/1/2007, 19:55




Nessun sacrilegio,Franz.
Il primo De Andrè è di una povertà (musicale) francescana.
Nuvole barocche,suo primo album,è quasi lugubre,nella sua spartana musicalità.
Il primo De Andrè (ma anche quello di Volume III,di Tutti morimmo a stento ecc) risente dell'influenza dei cantautori francesi,Brassens in particolare.
Ovvio quindi che la concentrazione dell'autore sia principalmente al testo.
Sarà con i concerti live con la PFM che nuove sonorità rinverdiranno i testi precedenti rendendo immortali le sue composizioni.
Hai ben detto a proposito di Creuza de mà,album etnico più bello in assoluto.
E' Pagani a trovare sonorità mediterranee.
Cos' come Faber era riuscito,con Non all'amore prima,e con Storia di un impiegato poi,a curare maggiormente la parte musicale.
Nell'acqua della chiara fontana o Carlo Martello,Il pescatore o Amore che vieni,amore che vai,o anche Via del campo,sono autentiche poesie appena mediate dalla musica.
La musica c'è,eccome,ma è come un corollario.
Non a caso il De Andrè più completo è quello di Le nuvole,di Anime salve.
Quando impara ad usare la musica con pari dignità in relazione al testo.
:strettamani:
 
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minuano
view post Posted on 30/1/2007, 19:59




Non sono d'accordo sul fatto che De Andrè non ha lavorato sulla musica.

Un album come "tutti morimmo a stento" musicalmente è molto valido (ed anche emozionante in "recitativo-corale".

Ne "la buona novella" c'era tutta la PFM; e che dire di Storia di un impiegato?

Anzi, negli anni 70 in un momento in cui lo stereotipo del cantautore era voce & chitarra, forse solo De Andrè curava anche l'aspetto musicale.

Del De Andrè ultimo poi da "creuza de ma" in avanti i suoi dischi sono stati miraggi nel deserto cantautoriale degli ultimi 30 anni (Ho visto anche degkli zingari felici è stato l'ultimo grande disco di uh cantautore - Claudio Lolli - come ho detto altrove.
 
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view post Posted on 30/1/2007, 20:01
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Talebano

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E' stato l'incontro con la PFM a fargli ricredere circa la fuzione della musica in una canzone. Prima di allora la musica gli serviva unicamente da alibi per rimanere nei confini del cantautorato, altrimenti sulle antologie italiane ci sarebbe finito parecchio tempo prima.
 
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Punto Zero
view post Posted on 30/1/2007, 20:09




De Andre' stranamente non ha mai amato molto il rock(a differenza di Tenco o Gaber),pero' ,siccome era una persona curiosa e amante della sperimentazione ha voluto circondarsi di musicisti come i New Trolls ,la Pfm,,Piovani,Pagani o Bubola,che potessero arricchirlo musicalmente.Se si amano tanto i suoi testi,non bisogna dimenticare che da"La buona novella"in poi,anche le musiche hanno contribuito a farcelo amare("Non al danaro.."per me resta il suo capolavoro e li' la musica c'e', eccome)
 
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Paul the Templar
view post Posted on 30/1/2007, 20:15




CITAZIONE (pholas @ 30/1/2007, 20:01)
E' stato l'incontro con la PFM a fargli ricredere circa la fuzione della musica in una canzone. Prima di allora la musica gli serviva unicamente da alibi per rimanere nei confini del cantautorato, altrimenti sulle antologie italiane ci sarebbe finito parecchio tempo prima.

Sante parole. :strettamani:

La svolta è anche l'album Rimini,dove finalmente inizia a curare in maniera dettagliata l'aspetto musicale.
Avventura a Durango ne è un esempio lampante.

Le versioni con la PFM finiscono per essere ascoltate più degli originali.
Penso,per esempio,alla Guerra di Piero,che sembra un dipinto restaurato.
faccio un paragone:è un pò come la Cappella sistina prima e dopo il restauro.
Capolavoro prima,capolavoro dopo,certo,però vuoi mettere i colori brillanti hc eammiriamo oggi?
 
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ravel
view post Posted on 30/1/2007, 20:50




Se questo deve essere il thread delle critiche a De Andrè…
Be’… avanti…

Non ritengo che ci sia granché da imputare sul fronte musicale stretto…
Ne abbiamo già parlato ma ritengo che non si possa mai dimenticare che la canzone non è un’espressione musicale strumentale, e che vive di equilibri (e obiettivi) tutti suoi, nei quali non è corretto andare a sciogliere analiticamente il testo dal suo accompagnamento musicale.
In questo senso non mi pare che De Andrè abbia difetti e limiti particolari che non siano quelli insiti strutturalmente nel "genere" che aveva scelto (e, per meglio dire, che… lo aveva scelto).

Se devo trovargli un limite personalmente lo trovo proprio in uno dei suoi aspetti più celebrati: la particolare attenzione e predilezione per gli ultimi, ultimi considerati peraltro in maniera un po' decadente (prostitute, un po' troppo e troppe – se posso permettermi… , ladri, assassini, rom ecc.).
Una predilezione che talvolta suona alle mie orecchie un po' manierata e non sempre convincente negli esiti poetici. Strettamente connessa al suo "anarchismo", in senso molto ampio, a un certo bastiancontrarismo talvolta efficace e realmente coraggioso, talvolta "facile" e un po' retorico…
Quell’essere "fuori dal coro" che in Italia è un po’ uno sport nazionale…
Credo che questo sia stato il suo modo, per poter sopravvivere umanamente, di reagire all’ambiente (fatevelo descrivere dal Camallo… ) nel quale era nato ed era stato allevato, ma ciò non toglie che talvolta questo mi sembri un po’ un suo limite.
 
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view post Posted on 31/1/2007, 09:36
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Linotipista

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A me sembra che la storia di De André ricalchi quella dei grandi songwriter mondiali.
Anche Dylan all'inizio era "francescano" e poi si è evoluto musicalmente, inventando il folk-rock: forse Faber si è evoluto anche più di lui.


CITAZIONE (ravel @ 30/1/2007, 20:50)
Se devo trovargli un limite personalmente lo trovo proprio in uno dei suoi aspetti più celebrati: la particolare attenzione e predilezione per gli ultimi, ultimi considerati peraltro in maniera un po' decadente (prostitute, un po' troppo e troppe – se posso permettermi… , ladri, assassini, rom ecc.).
Una predilezione che talvolta suona alle mie orecchie un po' manierata e non sempre convincente negli esiti poetici. Strettamente connessa al suo "anarchismo", in senso molto ampio, a un certo bastiancontrarismo talvolta efficace e realmente coraggioso, talvolta "facile" e un po' retorico…
Quell’essere "fuori dal coro" che in Italia è un po’ uno sport nazionale…

Grande Ravel! :strettamani:
 
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view post Posted on 31/1/2007, 09:37
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CITAZIONE (ravel @ 30/1/2007, 20:50)
...Non ritengo che ci sia granché da imputare sul fronte musicale stretto…
Ne abbiamo già parlato ma ritengo che non si possa mai dimenticare che la canzone non è un’espressione musicale strumentale, e che vive di equilibri (e obiettivi) tutti suoi, nei quali non è corretto andare a sciogliere analiticamente il testo dal suo accompagnamento musicale.
In questo senso non mi pare che De Andrè abbia difetti e limiti particolari che non siano quelli insiti strutturalmente nel "genere" che aveva scelto (e, per meglio dire, che… lo aveva scelto).

Se devo trovargli un limite personalmente lo trovo proprio in uno dei suoi aspetti più celebrati: la particolare attenzione e predilezione per gli ultimi, ultimi considerati peraltro in maniera un po' decadente (prostitute, un po' troppo e troppe – se posso permettermi… , ladri, assassini, rom ecc.).
Una predilezione che talvolta suona alle mie orecchie un po' manierata e non sempre convincente negli esiti poetici. Strettamente connessa al suo "anarchismo", in senso molto ampio, a un certo bastiancontrarismo talvolta efficace e realmente coraggioso, talvolta "facile" e un po' retorico…
Quell’essere "fuori dal coro" che in Italia è un po’ uno sport nazionale…
Credo che questo sia stato il suo modo, per poter sopravvivere umanamente, di reagire all’ambiente (fatevelo descrivere dal Camallo… ) nel quale era nato ed era stato allevato, ma ciò non toglie che talvolta questo mi sembri un po’ un suo limite.

Sottoscrivo interamente, e non per comodità, il post di Andrea, al quale voglio aggiungere un paio di cose.
Anche a forzare la scomposizione della canzone, e volendone vedere un aspetto musicale distinto dal contenuto testuale, le evidenze della produzione di Faber dicono chiaramente che la semplicità delle prime produzioni è in buona parte tipica della scuola francese e della tradizione popolare cui si erano ispirati altri in quel momento particolare d'innovazione della musica italiana: con De Andrè penso anche a Tenco prima e a Guccini poi che, guarda il caso, ha seguito anche lui uno sviluppo musicale, dopo gli esordi a metà strada tra Quartiere Latino e il Greenwich Village, che gli ha conferito respiro e consensi maggiori a partire dai '70.

Per Faber è andata così: lo stacco io la sento prepotente già con "Non al Denaro nè all'Amore nè al Cielo" e prosegue con la Buona Novella, dove in questi ultimi trovo addirittura concezioni musicali (sicuramente non completamente sue) più vicine a Morricone e ad altre tendenze (prog, anche) che alla canzone d'autore, fino a trovare le espressioni mature e ariose da "Rimini" in poi.
Valga però quanto ho sempre detto sulla fastidiosa (e ipocita) tendenza agiografica nei suoi confronti: De Andrè è stato per me il numero uno anche per la straordinaria capacità (e potenza contrattuale) di integrare altri musicisti di valore o di doversi integrare, per la sua crescente importanza commerciale, con produttori e arrangiatori (penso a Danè e a Giampiero Reverberi, ad esempio, che lo ha accompagnato fino alla fine dei '70).

Non ripeto quanto dissi a proposito di Creuza de Ma, e del debito enorme verso Pagani, ma posso riferirmi in tutta tranquillità, pur se in misura minore, anche a De Gregori per volume 8 (comunque il meno bello della sua produzione), a Bubola per Rimini e L'Indiano, a Fossati per Anime Salve.
E su questi non faccio sconti: sono dischi splendidi.

Sull'ultima notazione di Andrea (l'eccesso della poetica verso gli ultimi) mi limito a citare un episodio, ché sennò finisco domani: una sera di undici anni fa, commentando "Khorakané", ci fu un'accesissima discussione con alcuni amici, che nel trasporto per l'indubbia bellezza della canzone, si lasciarono andare ad alcuni deprimenti e devianti luoghi comuni "sinistri" dai quali sono e sarò sempre lontano...

Edited by WebMichi - 31/1/2007, 09:54
 
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view post Posted on 31/1/2007, 09:42
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Trafficante di sogni

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In parte il pensiero di Nick è praticamente inconfutabile. Tutti morimmo a stento, citato positivamente da Fulvio e un po' meno dal Templare, se proposto oggi a chi conosce poco Faber risulta quasi inascoltabile, tanto è asciutto (francescano, come diceva Paolo, è il termine adeguato) nella parte musicale. Peraltro il commento in musica è assolutamente funzionale ai testi e questo può essere un limite. Insomma, fino ad un certo periodo non siamo davanti all'incredibile sinergia musica/parole di Battisti - Mogol.
Quello è un De Andrè che va metabolizzato con calma, non può essere colto al primo ascolto.

La svolta è con Non al denaro, forse perchè i testi già c'erano e si trattava di trasformarli in canzoni a tutti gli effetti. Ma Faber ebbe anche l'umiltà di accettare che la versione PFM del Pescatore era nettamente più bella dell'originale, al punto che ripropose quell'arrangiamento in ogni esecuzione dal vivo. La PFM gli alleggerì il rapporto con la musica, introducendo un minimo di elemento giocoso, difficile da trovare parlando degli "ultimi", fino allo scherzo a sorpresa dl Brancabranca prima di Volta la carta.

 
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Kaesust
view post Posted on 31/1/2007, 09:59




De Andrè, a mio parere, resta un poeta e non un musicista. Il suo genio è nell'uso dei personaggi e degli sketch (i due carabinieri che accompagnano Bocca di Rosa alla stazione potrebbero essere un quadro, e cito solo il primo che mi viene in mente).

Se io non capissi l'Italiano, se io fossi uno straniero, non mi soffermerei piu' di 15 secondi su una canzone di De Andrè.

La musica , scusate il pasticcio di parole, è strumentale alla poesia, e in questo, indubbiamente, personaggi piu' "carrozzati" musicalmente di De Andrè, come la PFM
hanno potuto fornire un supporto ancora piu' valido alla sua poesia.
 
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Paul the Templar
view post Posted on 31/1/2007, 10:02




Credo che gli ultimi interventi abbiano delineato quella che è,evidentemente,una posizione comune a tutti noi.
Il tributo di Faber alla musica francese dei grandi cantautori (Brassens su tutti) è assolutamente obbligatorio.
E' alla loro scuola che si forma.
La maturità successiva dipende in gran parte da una maggior attenzione alla fase musicale.
Come dice giustamente Michi,con La buona novella ci sono già importanti novità:maggior ricercatezza nella parte musicale,uso del coro (in questo importantissimo fù il connubio con Reverberi)
Se si esclude il Volume VIII,opera difficile e sicuramente venuta in un momento particolare della vita di Faber,il proseguo della produzione và verso una maggiore ricercatezza musicale.
Come diceva Fabio,gli album dell'esordio sono splendidi dal punto di vista poetico,meno da quello musicale,con l'esempio,che calza a pennello,di Tutti morimmo a stento,oggi quasi inascoltabile.
Con l'Indiano,eccoci alle sonorità più aperte:ascoltate la freschissima Sand creek river e paragonatela a Nell'acqua della chiara fontana......
E' scomparso qualsiasi tributo ai francesi,lo stile è originale,autentico.
Il testo è meno poetico in senso stretto,c'è minor ricercatezza nella rima,ma c'è più ariosità,i brani diventano veramente un tutt'uno tra testo e musica.
:strettamani:
 
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view post Posted on 31/1/2007, 10:16


Edicolante

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non solo DeAndrè e allora che dire di uno, Guccini, che riferendosi ad arrangiamenti, sonorità, il vestito tutto di un brano. non sapeva trovare di meglio che definirle "inutili sovrastrutture" (sentito con le mie orecchie), per lo meno DeAndre aveva l'onestà di riconoscere i suoi limiti ed andarsi a cercare i migliori collaboratori per dare alle sue liriche una veste all'altezza
 
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Lady Juliet
view post Posted on 13/11/2010, 23:55




CITAZIONE (Nick the Toll @ 30/1/2007, 19:38) 
Lo so che mi tirerò dietro qualche mala parola, ma tant'è...
(...)

Leggo solo ora. nessuna mala parola. ci mancherebbe. ;)

Però.

Il punto è: se contestualizzassimo, mi sapresti dire chi (dimmi chi) ha saputo scrivere ed inventare una meraviglia anche solo simile in quegli anni ?

Questa è la versione unica ed inimitabile di De Andrè - originale e senza mina - difficile a trovarsi
(peccato per le immagini che non c'entrano per niente )




La Canzone di Marinella - De Andrè








Lui ha iniziato il cammino, e ha fatto scuola. Gli altri hanno imparato. e bon.



:flute:

Edited by Lady Juliet - 14/11/2010, 00:19
 
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Lady Juliet
view post Posted on 14/11/2010, 00:49







ma insomma, sinceramente, per voi questo De Andrè non significa nulla :shifty: ?


:flute:
 
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83 replies since 30/1/2007, 19:38   898 views
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