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Fabrizio De André, un grande del novecento oltre retoriche, agiografie e luoghi comuni

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Il Camallo
view post Posted on 12/1/2005, 14:16 by: Il Camallo
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Proseguiamo nella riproposizione della discussione di allora, prima con El Aleph:

"Molto interessante e (ne convengo) rilevante l'excursus da "insider" del genovese Webmichi; in effetti in questo caso la biografia pure c'entra molto, e quella del Faber, compresa l'altissima borghesia di provenienza, e' particolare, anche in relazione alle posizioni prese e ai temi trattati.
Del tutto condivisibile anche l'analisi di Michi in relazione a Guccini; neanch'io penso che si tratti di arte "minore", non lo "rifiuto", e anzi ho premesso e ribadisco che sono un suo appassionato da sempre; l'ho scelto come termine di paragone proprio perche' lo stimo e lo ritengo obiettivamente meritevole di stima: se cosi' non fosse, il paragone non avrebbe senso.
Credo pero' che tra le righe dello scritto di Michi traspaia anche qualcosa di utile alle mie tesi, e cioe' che:
- la FORMA di espressione artistica di De Andre', benche' (e forse proprio perche') elitaria, abbia qualcosa di piu' "assoluto" ed "universale" rispetto a quella di un altro gigante (in tutti i sensi ) come Guccini, il che (almeno secondo i miei personali criteri di valutazione dell'arte) lo pone quel mezzo gradino piu' in alto degli altri, tanto piu' quando l'universalita' emerge da un'analisi tanto profonda, sincera e (se del caso) dolorosa del "particulare" (una prostituta di via del Campo, Genova, Italy).
- detta forma sia in parte derivante proprio dal contenuto del messaggio, o comunque connaturata ad esso; cio' (anche) in quanto tale messaggio mi pare volto a fornire non gia' un vademecum per l'azione, bensi' gli strumenti e gli stimoli affinche' l'ascoltatore proceda per suo conto alla propria analisi e alle conseguenti scelte. Il (o un) grande insegnamento di Faber mi sembra quello di aver il coraggio di fare fino in fondo i conti con la realta', tutta la realta', spogliandosi di tutte quelle sovrastrutture che in parte (in gran parte) ci vengono tramandate e/o imposte, ma che in parte (in gran parte) finiscono per farci comodo.
L'insegnamento non e' solo suo (per qualche verso mi viene in mente, tra i tanti ma non tantissimi, Giorgio Gaber, un altro che venero e rimpiango oltre ogni dire), ma lui ne e' stato forse il maestro migliore, piu' puro, rigoroso e coerente.
Sotto questo profilo, torna molto plausibile il vissuto (anche culturale; per inciso, appena sento parlare di Brassens mi commuovo: che mostro, anche lui!) di Faber come l'ha ricostruito Michi: Faber e' quello, tra i tanti come lui, che ha superato (e in che modo) il punto di non ritorno della curiosita' intellettuale giovanile.
Per ora mi fermo qua, e attendo repliche (avrete capito che l'argomento mi sta piuttosto a cuore)".

Edited by WebMichi - 12/1/2005, 14:18
 
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