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Fabrizio De André, un grande del novecento oltre retoriche, agiografie e luoghi comuni

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Il Camallo
view post Posted on 11/1/2005, 18:14 by: Il Camallo
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Luigi, il tuo post andrebbe inserito, a scanso di duplicazioni, nella discussione aperta da Paolo sullo stesso tema e che, per facilità di lettura, ho spostato in questa sezione.
Technicalities a parte, sai quanto io prediliga l'opera di Faber, e con quale passione l'abbia, in una certa misura, studiata.
E' per questo che ti dico che il tuo è un bel ricordo, al punto da spingermi a riproporti anche quanto scrissi, di getto, sul forum de "La Repubblica", in occasione della sua morte

To: [email protected]

Subject: Diamo a Fabrizio quello che gli spetta

From: Michele Caprini

Date: Tue, 12 Jan 1999 09:49:32


La figura di un musicista di questo valore non è la semplice icona di una generazione o di una città, che è anche la mia,e che con lui ha trovato stranamente modo,una volta tanto(ma senza molti meriti,per la verità), di dividere qualcuno e qualcosa con il mondo intero.
Penso piuttosto che la sua espressione sia stata un fatto pubblico e privato di tutti coloro che, in Italia e fuori,si sono interessati di musica, arte e letteratura da quasi 40 anni a questa parte.
Se il mio viaggio nella sua musica inizia con una "Guerra di Piero" ascoltata ossessivamente quando ancora dovevo compiere 8 anni,tre ricordi si stagliano netti tra gli altri: lo stupore e l'orgoglio di trovarlo più volte materia di studio e di programma per gli alunni di mia madre, insegnante di lettere al liceo,il retro della busta di "Non al denaro, né all'amore, né al cielo",con l'intervista a Fernada Pivano, e la prima volta che ascoltai le note di "Creuza de ma" in un lungo viaggio di lavoro,lontano da Genova,nel 1984.
Per me, il più grande musicista italiano del nostro tempo.
Michele Caprini
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