'Mazza come siete incazzosi stamane!
Sembra che abbiate fatto tutti il classico!
Pare che in questa settimana il mio triste e rio destino sia quello di farvi levare gli scudi a tutti quanti, prima con la storia della formazione classica e adesso con la storia dell'acculturazione musicale.
Vabbè, provo a spiegarmi meglio.
Allora, innanzitutto, così per la musica come per la formazione classica, ribadisco una volta ancora (e per tutte) che la mia non è affatto una posizione di superiorità rispetto a chi non ha formazione classica e/o acculturazione musicale, ci mancherebbe: chi mi conosce da "Altrove" sa che là la mia firma era "Alzati, figliolo, sono un nobile democratico" (tratta da "Attenti a quei due"), quindi...
Nello specifico, però, ciò di cui sono assolutamente convinto è che una conoscenza anche tecnica di una qualsiasi forma d'arte (dalla pittura rupestre al fumetto, passando per la letteratura, la musica, l'architetura, l'urbanistica, la pedagogia, la cucina e quel che vi pare altro) sia un'arma in più per apprezzare al meglio quella forma d'arte. E questo non inficia per nulla il fatto che anche quelli che gli anglosassoni chiamano "amateur" non possano fruire appieno di quella forma d'arte. Solo che lo faranno in forma diversa, spesso più mediata (da letture, da critici, da spiegazioni, ecc.), laddove "l'addetto ai lavori" avrà invece una comprensione (nel senso latino del termine di recepimento totale) più immediata e per molti aspetti più approfondita dell'opera d'arte. Il fatto che quando io disegno una figura umana non riesca a farla meglio di cosi:
non significa che non riesca ad estasiarmi davanti all'Annunciazione di Antonello da Messina, o il fatto che non sappia buttar malta sui muri non mi toglie né la capacità né la possibilità di riconoscere la bellezza della facciata del duomo di Modena.
Insomma, essere fruitore di musica significa essere, come dicevo sopra, anche ri-creatore di quella musica, così come essere lettore significa ri-scrivere parola per parola il testo che si sta leggendo. Ma la capacità estatica e la simbiosi lirica che si attuano nell'istante in cui si esegue in prima persona un brano musicale sono un qualcosa di veramente diverso, sono un qualcosa di ineffabile e sublime, un qualcosa di completamente differente proprio perchè legato alla ri-creazione quanto più possibile minuziosa e precisa del'opera d'arte, di modo che l'esecutore diventa quasi, paradossalmente, l'autore redivivo. Non so come spiegarvelo meglio, diciamo, per fare un esempio un po' estremo, che è' come se uno avesse una competenza tecnica talmente elevata in ambito letterario da riuscire a scrivere un brano nell'esatto stile di un classico della letteratura, al punto tale da venir preso per un brano di pugno di quell'autore. Non sto facendo l'apologia del falso d'arte, sia chiaro, ma solo cercando di spiegare in maniera più chiara quel che si prova
eseguendo un brano musicale, e non solo
ascoltandolo.
E ciò, sia ben chiaro ancora una volta, non è un
più o un
meglio rispetto a chi ascolta, è semplicemente un qualcosa di diverso, un po' come, per restare ancora nel campo letterario, leggere un autore in lingua originale anzichè tradotto (per quanto benissimo tradotto).
Insomma, così è, se vi pare.
E sennò, ciccia.