Piccola storia del contrabbasso nel jazz.
Come abbiamo visto nel topic sulla batteria nel jazz, agli albori lo strumento altro non fu che un assemblaggio dei vari piatti e timpani utilizzati singolarmente nelle bande.
Occorreva uno strumento che portando le linee di basso potesse sostituire la bandistica TUBA e si utilizzò il contrabbasso preso in prestito dalle orchestre di musica classica, suonato però con il pizzicato delle dita anziché con l’archetto.
Come la batteria anche il contrabbasso agli inizi venne adoperato in mera funzione di supporto alla scansione del beat (il contrabbassista suonava la “Tonica” dell’accordo.
Come la batteria (Kenny Clarke prima e Max Roach dopo) anche il contrabbasso con il be-bop abbandonò questa funzione ausiliaria per diventare strumento (anche solista) con pari dignità del piano e degli altri strumenti a fiato dotato di “voce” propria e capace di disegnare linee melodiche all’interno di un pezzo.
Il primo a farne tale utilizzo fu
Oscar Pettiford che suonando nell’ochestra di Duke Ellington cominciò a guardare (come il Duke) al jazz in chiave eurocolta tant’è che introdusse nel jazz il violoncello.
Pettiford (che suonò con i grandi: COleman Hawkins, Dizzy Gillespie, Miles davis, T. Monk ecc.) costituisce un anello di congiunzione tra jazz pre bop e il be-bop (come si può constatare dal video).
Suggerisco “Montmartre blues” inciso al culmine della sua carriera (1959-1960) e poco prima della sua inaspettata morte