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| CITAZIONE (Spencer The Rover @ 21/1/2009, 09:08) CITAZIONE (WebMichi @ 20/1/2009, 18:32) Più che la mia, è stato interessante sentire la sua poco tempo prima che morisse: ne parlò come del solo album che sentiva appartenere ad un passato e non ad un presente. Come dissi in altre occasioni, e fermo restando la relatività dovuta alla superiorità di qualsiasi suo lavoro (escluso volume 8) rispetto ai coevi, è un gran cosa, ma non mi ha mai entusiasmato. obiettivamente è l'unico strettamente "di attualità" e per questo rischi di diventare datato. Ma mi ricordo che dicesti qualcosa sul fatto del "ridicolo" nel finale nel bombarolo... L'intervento era questo: il ridicolo cui mi riferivo non era mio, ma parte dell'ultima strofa Ma ciò che lo ferì profondamente nell'orgoglio fu l'immagine di lei che si sporgeva da ogni foglio lontana dal ridicolo in cui lo lasciò solo, ma in prima pagina col bombarolo. Sarò breve: il testo di quella canzone è ambiguo, e francamente brutto. In questo passaggio in particolare:Intellettuali d'oggi idioti di domani ridatemi il cervello che basta alle mie mani, profeti molto acrobati della rivoluzione oggi farò da me senza lezione.
Vi scoverò i nemici per voi così distanti e dopo averli uccisi sarò fra i latitanti ma finché li cerco io i latitanti sono loro, ho scelto un'altra scuola, son bombarolo.
Potere troppe volte delegato ad altre mani, sganciato e restituitoci dai tuoi aeroplani, io vengo a restituirti un po' del tuo terrore del tuo disordine del tuo rumore. Faber, che voglia o no (il "ridicolo in cui restò solo" dell'ultima strofa non è assolutamente chiaro, e sembra più che altro un pentimento tardivo), propone una superiore autorità morale, assoluta o per contrasto, di certe fasce dei "diversi&ultimi" di cui amava occuparsi, che non ho mai accettato e che erano forieri di clamorose "sviste" ideologiche tipiche della jeunesse dorèe da cui proveniva. Era una tentazione cui gli riusciva difficile sottrarsi, in cui la prostituta diventava automaticamente una manifestazione d'innocenza avversa alla corruzione morale del professore e per la quale la sola renitenza alla convenzione sociale diventava obbligatoriamente merito, indipendentemente dagli sbocchi scelti (pensa anche a "la cattiva strada", per esempio).
Ne ho conosciuti molti che ragionavano come Faber, e quel modi di pensare rappresentava un bisogno psicologico primario (sincero o falso? eh, andremmo per le lunghe) di legittimazione e affrancamento e avevo ben donde a diffidarne. Lui ci ha regalato, per me, ben altri capolavori.Fabio e Ravel erano su posizioni molto diverse, e non me ne stupisco: su Faber a volte uso unità di misura che possono irritare, e me ne spiace, ma sono secondo me importanti per capire. Il motivo è che pesco molto anche nel raffronto tra lui e il modo di essere e di pensare di chi, di fatto, lo idealizzava, spesso prendendo fischi per fiaschi.
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